ce ne andiamo?

l’ho detto più volte, io sono proprio un segno di terra. sono legata alla casa, ai piaceri terreni, amo stare in casa, in giardino controllo tutti i giorni i miei alberi da frutto, se potessi avrei cento cani e altrettanti gatti…..però….però ho sposato invece un uomo che sarebbe sempre pronto a partire, che il lontano è sempre meglio del vicino, che la casa è dove ci sono le persone che ami quindi chissenefrega dei muri e delle piante, dovunque è sempre meglio di qui.
e siccome la vita ha un gran senso dell’umorismo io mi sono spostata dalla mia amata metropoli per venire a vivere in questo stupido paesello e lui invece è inchiodato qui da un lavoro che richiede la sua presenza sempre
ma tira una brutta aria da parecchio tempo

dal mio piccolo osservatorio le cose peggiorano e non vedo nessun provvedimento che le voglia cambiare.
si preferisce spendere soldi in cassaintegrazione e mobilità invece di fare in modo di evitare che queste persone perdano il lavoro
mi piacerebbe sentire una proposta, magari nuova, che fermi questa emoraggia
facciamo che se non licenzi ne’ utilizzi la cassaintegrazione ti riduco i contributi? meglio che lo stato versi i contributi ma il lavoratore conserva il posto (con tutto quello che ne consegue, dignità e stipendio pieno) oppure che stia a casa (e in veneto questo vuol dire stare al bar) e lo stato gli passa dei soldi?facciamo che posso licenziare due dipendenti (senza dissanguarmi e finire in causa) a cui non so che altro fare oltre a spazzare per terra e in cambio ti assumo un altro a tempo indeterminato?
nessun imprenditore con un minimo di coscienza vuole mandare a casa un dipendente, magari monoreddito che è con lui da ventanni, ma se non arrivano ordini e in cambio arrivano insoluti le soluzioni non sono tante.
vedo mio marito sempre più stanco, sempre più avvilito, sempre più spaventato.

Oggi è arrivata una raccomandata con delle multe da pagare  (una cifra folle);  il commercialista ha assicurato che c’è un errore, ma nel frattempo Re Mida era fuori di se
ormai lavora alla sera, tutto il sabato e la domenica: non è vita questa, non ha proprio senso
anni fa si parlava di delocalizzazione nei paesi dove la manodopera era pagata un niente, proposta da noi mai presa in considerazione, oggi si parla di chiudere per andare a lavorare per altri, proposte fatte tante volte e mai prese in considerazione

timido segnale di ottimismo, la nuova azienda che è partita da qualche mese e per fortuna macina bene, ma adesso cominciano a pesare gli orpelli burocratici che tolgono liquidità e appesantiscono la struttura di costi

e chi è all’estero da anni ormai ci prende in giro….

 

7 risposte a “ce ne andiamo?

  1. concordo con tutto quello che ha scritto…. purtroppo la situazione diventa sempre più grave e non si fa nulla per cambiare rotta. Io lavoro in uno studio commercialista ed ho la percezione della situazione in cui ci troviamo tutti , imprese e lavoratori … capisco lo sconforto di tuo marito perchè lo vedo ogni giorno nei nostri clienti e anche in noi perchè se non c’è lavoro non vieni pagato , ma gli adempimenti aumentano sempre , ogni 15 gg c’è una scadenza…. ma questi tagli alle spese dove sono finiti?!
    Annamaria

  2. La cassaintegrazione è stata pensata soprattutto per le grandi imprese, quelle con operai supersindacalizzati e con proprietari che pesavano “politicamente”. Industriali più o meno “mantenutI” con incentivi e vantaggi tutto a scapito del resto del 90% di piccole imprese che erano e continuano a essere il motore econimico del nostro Paese, Ma i nostri politici, per non parlare dei sindacati, quando parlano di “impresa” secondo te pensano al piccolo imprenditore che tira la cinghia per resistere e lavorare al meglio o al grande imprenditore che ragiona più da finanziere che da industriale? Io penso pensino più ai secondi
    Elisa

    • si, ne sono sicura, e pensare che le piccole e piccolissime aziende rappresentano il 95% delle aziende italiane. grande limite dell’italia ma siamo fatti così.
      noi conosciamo bene i nostri dipendenti, nessuno ha voglia di licenziare qualcuno sapendo che magari sono monoreddito. ma se fatturo un quinto di quello che fatturavo prima mi sembra che nn ci siano molte soluzioni….ma dopo due licenziamenti ci siamo dissanguati e ora ce ne guardiamo bene

  3. Quest’anno, per la prima volta, sono tranquilla: posso pagare l’acconto delle tasse di novembre senza arrivare al limite ultimo del fido bancario.
    Ma questa tranquillità mi deriva solo dal fatto che, finalmente, è arrivata a termine una procedura di concordato preventivo che si trascinava da tre anni (senza contare l’anno e mezzo in cui abbiamo ricevuto metà pagamenti). Poi penso che dopo l’acconto di novembre dovrò pagare stipendi+tredicesime+accontoIVA del 27.12+ doppi contributi a gennaio + le assicurazioni di capannone e deposito (le cifre più alte che, guarda caso, sono anche le uniche che non si possono rateizzare: l’RCA auto sì, le assicurazioni sugli stabili no. No ma grazie, Decreto Bersani, eh.) e inizia a salirmi di nuovo l’ansia.
    No, questo Paese non fa niente per il lavoro. Siamo ancora convinti di essere fermi agli anni Cinquanta, quando il cosiddetto “padrone” aveva il diritto di alzarsi la mattina e dire a uno “mi hai rotto, vattene a casa”.
    Che poi, ci sono ancora quelli che fanno così: uno dei miei clienti è famoso per licenziare un paio di dipendenti all’anno così, a sorpresa. Il dettaglio è che con due milioni di euro di capitale sociale quello può pagare tutti i risarcimenti che vuole. Se io lascio a casa un dipendente che non sia l’ultimo assunto (anche se l’ultimo assunto merita di restare e gli altri no), faccio prima a chiudere baracca e burattini.

    Che schifo.

  4. Guarda Emily … sará una osservazione anche banale ma ho dedotto col tempo che da un blog come il tuo si capisce il grado di incasinamento e stress della situazione aziendale valutando la frequenza di pubblicazione dei post : all’aumentare del livello di criticitá e di incasinamento .. si riduce la frequenza dei post… è matematico.

    • ah sei proprio incredibile….verissimo, ne parlavo oggi con rose, da una parte una certa disaffezione dopo quella situazione sgradevole con una blogger questa estate, dall’altra la situazione sempre più incasinata al lavoro…e io sono sempre una e invecchio pure….

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